L’eterna lotta tra Davide e Golia! Nonostante la disparità di peso di potere e danaro la lotta ha esiti incerti. Kay Fischer è tuttavia deciso a non mollare in nessun caso. Amici dell’autore sono sempre più contrariati di fronte al comportamento asociale del gigante mediale Walt Disney, che vorrebbe „derubare“ il giovane scrittore di Berlino. „Derubare“?

Di che si tratta

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Kay Fischer scrive. E dipinge. Inventa esseri umani, personaggi, scene e dà ai suoi racconti dei titoli. Quanto questi titoli siano importanti lo sanno anche alla Walt Disney sia nei filmstudios come anche nelle fabbriche del pensiero della produzione. L’intera compagnia ha proporzioni mondiali e divenne un impero per l’opera del grande vecchio dei cartoni animati Walter (Walt) Disney. Già, Walt fece proprio come Kay. Se i due si fossero conosciuti sarebbero diventati amici.

Che l’impero di Walt Disney oggi si butti come un uccello rapace su tutto ciò che lascia intravedere profitto, in quanto creativo e capace di stupire, non era certo nei programmi di “Walt”. Ma lo fanno i suoi discendenti. Walt era creativo – un uomo buono. Certo egli aveva sentore della disumanità, della cattiveria, della meschinità. Lo si evince dai personaggi delle sue storie.

Tutti questi hanno tratti umani che Walt schizzò, esagerò, satirizzò e caricaturò. Il Buono contro il Cattivo, la vittoria del primo sul secondo, e tutto quanto vi è in mezzo, con tutte le gradazioni del grigio.

Così sorse l’Impero. Camuffato da grande „American Dream“. Che oggi la compagnia che prende il nome dal suo fondatore morto già da tempo, vero regime di potere, tenti di polverizzare spietatamente ogni concorrente, che, anche soltanto battendo un ciglio faccia sospettare il plagio, appare evidente. È sufficiente avere l’ardire, senza loro autorizzazione, di mettere su un manifestino una papera con il volto di Paperon dei Paperoni. E ciò anche se la sola intenzione era quella di rappresentare la negatività della avarizia come nel celebre fumetto.

Tanta persecuzione per un atto senza dubbio creativo non sarebbe certo stata voluta da Walt. E tuttavia i discendenti della sola persona davvero creativa che il Gruppo Disney abbia mai avuto, fanno proprio questo.

Non era peraltro intenzione di Walt che dalla sua ditta partissero “plagiatori creativi” a derubare altri esseri che creativi lo sono davvero. Esseri come Kay Fischer, lo scrittore berlinese, che sicuramente è più vicino a Walt Disney di certi subalterni del gruppo che porta il suo nome. Eppure, sembra proprio sempre più che ciò accada se prendiamo il caso del suddetto scrittore. Si tenta di tutto: trucchi, vie legali, in modo sistematico.

Walt, il grande vecchio dei cartoni animati, di Paperon dei Paperoni e dei suoi discendenti non c‘è più e coloro che ne amministrano l’eredità si adeguano ai suggerimenti di sfruttatori.

Così ai successori viene meno a quanto pare molta dell’umanità che guidava la creatività di Walt. Proprio un Davide come Kay Fischer, lo si evince leggendo gli atti, cercano essi di distruggere. A sangue freddo come quei cattivi di Walt che terrorizzavano il mondo.

„Zootopolis“ è il titolo di uno dei libri di Kay Fischer. Si tratta di un nome d’arte pensato, creato e volutamente riferito a Metropolis. Da parte del suo inventore è protetto e destinato unicamente al proprio uso. Tanto suggestivo quanto interessante, esso garantisce un grosso successo di vendita. Su scala mondiale. Quando sarà. Una traduzione è già in preparazione. Così come la presentazione a una compagnia produttrice di film e la vendita di diritti di autore.

Ma ecco arrivare loro: Golia, il Walt Disney Group. Come prima cosa, racconta Kay Fischer, si preparano a produrre un film con lo stesso nome. Successivamente ci sarà un libro pure con lo stesso nome. Illegale! Ma la cosa che ancora più colpisce è che il film avrebbe quasi lo stesso contenuto. L’autore di Zootopolis ne dà una sfaccettata dimostrazione sul suo diario.

Honi soit qui mal y pense? Possibile! Plagiatori in tutto il mondo si dicono: meglio un buon plagio di una cattiva idea originale.

Le idee di Kay Fischer sono apparse buone sin dal giorno della uscita di Zootopolis nel 2010. Tanto buone, che deve sembrare più che probabile, che provati cacciatori di idee addetti in grosse imprese alla ricerca di buone idee siano arrivati a quelle di questo eccezionale autore di Berlino. Nel frattempo la Walt Disney ha provveduto a inserire una “r” dopo la “t” di Zootopolis, ma la cosa a mio avviso non diventa per questo legale. La analogia viene sempre fuori.

Contro Fischer la Walt Disney mette i suoi lobbisti in campo: gli avvocati. Con il denaro questa specie umana riesce spesso a sbloccare le situazioni. Pesci cani della industria della creatività sono per professione specializzati a servirsi di avvocati.

Gli sgherri di una compagnia, che celebra successi su scala mondiale servendosi di cattivi raccattati per sottrarre ai buoni quello che questi hanno prodotto con duro lavoro, sembrano esseri che si sono convertiti al Male… In ogni caso „Zootopolis“/”Zootropolis” sembra funzionare così: come una vera satira, come un lavoro tratto dagli studios di cartoni animati della Walt Disney stessa. Esattamente come la menzogna del Cattivo per quelli che già sono al lavoro con il programmato dopo-film con storie già in circolazione a scopo di marketing, anche se il film stesso non sarà nelle sale di proiezione prima del 2016. Appare chiaro che la produzione della Disney, trovandosi a dover scegliere un titolo, ha preso quello del libro di successo di Kay Fischer semplicemente perché si tratta di un titolo semplice e geniale. Non solo, ma nel dar vita alla storia, si è servita di una cornice narrativa identica a quella di Kay Fischer.

L’ingiustizia appare intrinseca al conflitto. Poiché i sacchi di denaro del paese dei sogni di Paperon dei Paperoni devono essere protetti – specialmente contro ogni diritto giuridico che possa avanzare il letterato berlinese. Per quest’ultimo è doloroso pensare che qualcuno voglia rubargli la sua creazione. Gli sono infatti, da un anno a questa parte, arrivate lettere dove con toni contestatori e talora contorti gli viene offerta per addivenire a un accordo una somma da presa in giro. Sì, una presa in giro se si pensa al giro di miliardi dell’impero dei cartoni animati.

Kay Fischer, nella convinzione di non meritare un simile torto, ha già trattato con gli avvocati della Walt Disney a Monaco. Egli vuole però cambiare registro. Creativo, ma ora anche deluso, non ne vuole sapere di essere messo in un angolo dai cattivi.

Si prevede una lotta avvincente.

Walt voleva sempre la vittoria del Bene. Ciò dà fiducia a Kay Fischer. La nostra rivista GT starà ad osservare la lotta dei due gladiatori che si battono ad armi impari: avvocati del Golia dagli USA contro il soletto Davide di Berlino. Ne parleremo diffusamente.

(Confidiamo pero anche presto in una chiara – e soprattutto corretta - presa di posizione della impresa che produce cartoni animati, simile a quella che abbiamo sottoposto ai suoi avvocati.)

Kay Fischer: Walt Disney plagiiert sich selbst und andere. Rezension des Films "Zoomania"

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